Inaugurata al Mandic la mostra di Giovanni Vattimo, tripudio di colori
19 dicembre 2006

È stata inaugurata martedì 19 dicembre, nell’atrio dell’ospedale Mandic di Merate, la mostra di Giovanni Vattimo, intitolata “La stagione dei colori” in cui il pittore-scultore casentino rappresenta quei luoghi della Brianza a lui tanto cari. Nato a Fuscaldo, in provincia di Cosenza, Vattimo ha trascorso l’infanzia a Brivio, iniziando a frequentare in giovane età l’accademia di Brera non senza sacrifici ma con molta determinazione.
Dopo aver allestito con grande successo la sua prima mostra nel 1978 a Brivio, nella sede della pro loco, ha ripetuto l’anno seguente con uguale successo un’altra personale a Paderno D’Adda. Nel 1981 dopo il matrimonio con Franca ha cominciato a lavorare all’Ospedale di Merate dove i turni gli permettono di dedicare più tempo allo studio e alla ricerca pittorica.
È stato il collega Sergio Perego ad introdurre la mostra, con particolare attenzione alla vita, allo stile e alle passioni dell’artista. Riportiamo integralmente la presentazione.
Quando, un paio di mesi fa, Giovanni Vattimo mi chiese di trovargli un titolo per questa mostra, gli risposi di portarmi a Brivio, nel suo studio, per vedere le nuove opere che avrebbe presentato. Conclusa la visita, due erano le parole che ricorrevano spesso nei miei appunti: colori e Brianza. Giovanni ha poi scelto il titolo che avete visto, "la stagione dei colori", ma questa mostra è anche un evidente omaggio alla Brianza. Per Vattimo è un bel ritorno. Quasi vent`anni fa, quando lo avevo conosciuto, il suo modo di dipingere mi era subito piaciuto. Certo, come tutti del resto, aveva dei punti di riferimento, dei "maestri" che lo avevano colpito. Qualcosa di loro è certo rimasto. Vattimo però, ha riletto le esperienze vissute attraverso la sua sensibilità di artista. I quadri di Vattimo si "riconoscono", hanno una cifra tutta loro, estremamente personale. Quei paesaggi così ricchi di verde, vengono come illuminati, o spezzati, da una nuvola di colori; giallo, rosa, rosso. Non ho mai chiesto a Giovanni che cosa volesse dire. So però, che, dopo qualche esperienza diversa, Vattimo è ritornato a dipingere così. Luce e colori non sono sempre gli stessi. Anzi, non si ripetono mai. Qualche volta il colore quasi sovrasta tutto il resto. Altre volte ad illuminare la tela è solo il giallo di una piccola casa. Credo che per Giovanni, quei colori o quella luce siamo sempre qualcosa di diverso. So per certo, perchè a mio parere queste sono le sue opere migliori, che questa è la sua strada. Rompere con il colore la quiete del fiume, l`Adda naturalmente, o delle colline di Olgiate Molgora e Brivio, dove ha casa e studio, di Merate dove lavora. Illuminare, o squarciare, con una luce, una quiete che, sembra dire Vattimo, sempre nasconde qualcosa. Guardate i suoi quadri. La serenità, o l`asprezza, di un paesaggio, non rimangono mai solo quello. Vengono invece rotti, quasi sempre una sola volta, in un unico punto, e non sempre allo stesso modo. L`artista sembra avere l`urgenza di raccontare, forse la sua inquietudine. Per questo il colore e la luce devono rompere il verde, la natura, o forse la vita. Come a dire che non saprai mai che cosa ti riserva il domani, che ogni giorno è diverso, e non saprai mai se arriverà la luce ad illuminarti, o se il fuoco ti brucerà. Nella pittura di Vattimo, i colori e la luce sono tutto, ma questo tutto è ora rappresentato in modo più deciso. Sulla tela i colori fanno volume, come se, per l`artista, il paesaggio potesse diventare vivo. L`arte cerca qui di comprendere il reale nella sua fisicità, nella materia. quasi volesse sostitursi alla realtà. Forse lo sapete già, Vattimo è calabrese. In Brianza è arrivato qui molti anni fa, ma le origini non si dimenticano. Forse quei colori forti sono anche questo: l`asprezza che è rimasta nella sua memoria. Quello che Corrado Alvaro raccontava con le parole, Giovanni Vattimo lo dipinge con i pennelli. Per Vattimo però, la Brianza è anche una seconda patria, un pezzo di Italia dove ha trovato una donna con la quale condividere la vita, dove sono nati i suoi figli, la sua nipotina. Una terra che ama. Dove ha trovato un lavoro. Anche per questo la dipinge. Per riconoscenza.Oggi, per la prima volta, l`Azienda Ospedaliera di Lecco e il Mandic di Merate, gli hanno dato la possibilità di riunire i due mondi che convivono in lui. Quello del lavoro e del suo talento di artista. Non è poco, anzi. Per chi già lo conosce, quello di Giovanni è un ritorno, ma credo sia facile trovare, nella sua pittura, le differenze. Vattimo è ritornato al colore e alla Brianza, i suoi due grandi temi, ma lo ha fatto con molta più forza. A me sembra un artista più consapevole e sicuro di sè. Glielo auguro. Poi ci sono le sculture, spesso con temi religiosi. E` una parte della sua arte che Giovanni vive con grande interiorità. E` stato dal Papa, al quale ha regalato una sua opera. Ha realizzato il presepio per il Duomo di Milano. Ha scolpito monumenti e Via Crucis per le chiese. Vattimo vive tutto questo in solitudine, ne parla poco.
E` giusto così. Ognuno ha qualcosa di sè che non vuole o non sa spiegare.
Esiste e basta. E` un rapporto diretto con.....Per ognuno è diverso.
Giovanni lo racconta solo con le sue sculture. E` qualcosa che lo completa, e
ce lo rivela. Nei suoi quadri e nelle sue sculture, Giovanni è sempre e
soltanto se stesso. Non è uomo che sappia fingere. Quando lo ha fatto, i
risultati non sono stati granchè. Grazie Giovanni, per essere ritornato ad
essere quello che sei: un maestro del colore che ama la nostra Brianza.